La porta della stalla aperta da san Giuseppe. Il santo carpentiere presente nel Natale seppur silenzioso.

Vi invito a osservare attentamente la tela del pittore Federico Fiori, detto Barocci, ‘Presepe’ (1597), conservata al Museo del Prado di Madrid . La scena che ci viene presentata è quella della Natività di Gesù, molto reale, per niente statica o da belle statuine. La Vergine in ginocchio in primo piano adora il Cristo nella mangiatoia, mentre san Giuseppe apre la porta della stalla a due pastori.

Il riferimento biblico che abbia potuto ispirare Barocci, ma che comunque ispira la nostra riflessione e meditazione, è il capitolo 2 del vangelo secondo Luca: “Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia” (Lc 2,16). 

Un commento calzante e precipuo per collegare il passo lucano citato con la tela del Barocci è il testo giosefologico della Redemptoris custos di Giovanni Paolo II che afferma: “Quale depositario del mistero «nascosto da secoli nella mente di Dio», e che comincia a realizzarsi davanti ai suoi occhi «nella pienezza del tempo», Giuseppe è insieme con Maria, nella notte di Betlemme, testimone privilegiato della venuta del Figlio di Dio nel mondo… Giuseppe fu testimone oculare di questa nascita, avvenuta in condizioni umanamente umilianti, primo annuncio di quella «spoliazione» (cfr. Fil 2,5-8), a cui Cristo liberamente accondiscese per la remissione dei peccati. Nello stesso tempo egli fu testimone dell'adorazione dei pastori, giunti sul luogo della nascita di Gesù dopo che l'angelo aveva recato loro questa grande, lieta notizia (cfr. Lc 2,15-16); più tardi fu anche testimone dell'omaggio dei magi, venuti dall'Oriente (cfr. Mt 2,11)”.

Ecco, dunque, il Natale ‘di’ san Giuseppe e ‘con’ san Giuseppe! E’ Giuseppe, figlio davidico, ad aprire la porta ai pastori e ai magi.

Se Maria portò in grembo il Salvatore, è anche Giuseppe che ci fa conoscere il Mistero della salvezza, ci fa entrare nella stalla di Betlemme e nella casa di Nazaret dove dimorò il Salvatore. E’ lui che apre la porta!

Se Maria partorì il Salvatore, Giuseppe è stato testimone oculare, umile e discreto, silenzioso e operoso, vigile e responsabile del Mistero salvifico. Giuseppe era sempre là!

E’ Giuseppe, sposo e padre, a stare vicino alla madre e al figlio. E’ Giuseppe, custode e capo, a vigilare e difendere le sue due pupille. E’ Giuseppe, uomo giusto e lavoratore, a provvedere premurosamente ad entrambi. E’ Giuseppe a essere ‘ministro’ del Salvatore e della Salvezza come lo fu Maria. E’ lui che ha accolto e fatto accomodare i pastori e i magi perché adorassero il Figlio di Dio.

E’ questo il privilegio ma anche la missione di san Giuseppe. E’ stato questo il Natale di san Giuseppe: “L’uomo al quale fu dato ciò che molti Re e Profeti cercarono di vedere e non lo videro, avrebbero voluto sentire e non lo sentirono; e a lui fu dato non solo di vederlo e sentirlo, ma di portarlo in braccio, allevarlo, stringerlo al seno, baciarlo, nutrirlo e vegliarlo” (San Bernardo).

Che indicibile regalo ricevette il santo Patriarca, che bel Natale è questo!

Ma la storia della Salvezza non si è fermata in Palestina più di 2000 anni fa. Ancora oggi siamo invitati ad andare senza indugio a trovare Maria, Giuseppe e il bambino. E’ auspicabile infatti che i cristiani celebrino un Natale con san Giuseppe.

Non abbiamo quindi timore a bussare quella porta, la porta della fede e della devozione, le stesse che ha avuto il santo patriarca nell’accogliere il Figlio di Dio nella sua vita.

Entriamo in quella semplice stalla ma che in fondo era un Paradiso in terra. Sì, perché vi era il Dio fatto uomo, vi era Maria la madre del Salvatore, vi era san Giuseppe il padre e custode, vi erano gli angeli, vi erano i pastori; era la Chiesa, terrestre e celeste, che in quel tempo e in quello spazio vide gli inizi della salvezza; entriamo dunque nelle nostre chiese per essere Chiesa celebrante di Salvezza, per essere chiesa salvata e salvatrice per mezzo dei sacramenti.

Siamo anche noi pastori, riconosciamolo, e chiediamo a Giuseppe di farci entrare nella stalla, in questo Mistero di Salvezza, di farci contemplare questo Paradiso. Chiediamo a Giuseppe di accompagnarci fino alla mangiatoria, di instradarci a raggiungere il Bambino e la Madre. Chiediamo a Giuseppe di raccontarci le sue allegrezze e suoi dolori che provò nell’essere sposo di Maria e padre di Gesù e che ci spieghi la sua fede, speranza e carità per essere anche noi come lui ‘ministri di Cristo’. Chiediamo a Giuseppe come veramente dovremmo vivere il santo Natale.

E se a volte in qualche dipinto o in qualche presepe non vediamo san Giuseppe, non allarmiamoci… non è assente, ma è là, silenzioso ed attento, pronto ad aprire la porta a noi e a farci entrare nel mistero del presepe e del Natale.

La scena dipinta da Federico Fiori è quella di essere già dentro la stalla, ringraziamo allora il Custode della santa Famiglia se siamo entrati, è lui che ha aperto la porta; e gioiamo con Maria, Giuseppe e gli angeli se possiamo adorare, contemplare, lodare e proclamare che Gesù è il Cristo, il Salvatore, l’Emmanuele.

 

 

 

Paolo Antoci

© 2017 – Ragusa

 

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