Questioni giuseppine / 5 - MODELLO DI VERGINITA’

[angelo catapano]

Maria, rispondendo all’annunciazione, esprime turbamento e perplessità per il concepimento  del bambino nel suo grembo: “come è possibile? Non conosco uomo” (Luca 1,34). L’angelo le risponde che la nascita avviene “per opera dello Spirito santo”. Come afferma poco dopo, “nulla è impossibile a Dio” e nell’incarnazione del Salvatore nel mondo si  può accogliere benissimo l’intervento diretto di Dio. La risposta però di Maria “non conosco uomo” non è chiara e ha prodotto nei secoli varie interpretazioni. Forse la più probabile è semplicemente “non ho rapporto sessuale con alcun uomo”. Il fatto che è sposata con Giuseppe e che presto andrà a coabitare con lui è spiazzato da tale annuncio. E’ una novità davvero inconcepibile e sorprendente. Chi l’avrebbe mai detto o anche solo pensato? Fino a tale momento la coppia di Maria e Giuseppe si era incamminata nella vita del matrimonio forse normalmente come tutti. Ma avendo ricevuto l’annunciazione, prima Maria e poi Giuseppe in sogno, decidono tutti e due di dedicarsi come madre e come padre al Figlio divino. Ne parlano insieme e concordano il loro futuro. Pongono tutto nelle mani di Dio, subordinano ogni cosa alla sua volontà e si lasciano guidare sulla strada indicata dal Signore. Saranno genitori in modo inaudito e mai accaduto, in forma verginale e completamente oblativa. Per capire la loro storia, davvero irripetibile, non c’è bisogno di ricorrere a improbabili “voti di verginità” né per la Sposa e né per lo Sposo. Né i vangeli canonici, né la mentalità del tempo e del luogo, né una certa normalità della vita di coppia, avvalorano tale ipotesi. La fecondità era considerata dono del Creatore e gli ebrei osservanti, come dovevano essere anche Giuseppe e Maria, erano aperti alla messianicità della discendenza davidica. E’ vero che su questo punto molti si sono espressi con altri pareri. Ad ogni modo la verginità dei due casti sposi, intessuta di piena disponibilità e totale dedizione, rimane esemplare per sempre.

Angelo Catapano